manifestCaro Francesco, grazie per aver camminato un parte della vita accanto a me. Hai dimostrato delle doti umane eccellenti, che ti hanno impresso nei cuori di tutti quelli che ti hanno conosciuto, io per primo. Mi sento di scrivere queste poche righe per coloro che non hanno avuto la fortuna di passare del tempo in tua compagnia, perché facciamo tesoro di quello che tu hai significato per me, di quanto mi hai lasciato. Innanzitutto il sorriso. Il sorriso era il tuo superpotere; questo semplice gesto, nella buona sorte, massimizza la gioia e la condivide con chi ci circonda, nella cattiva, accende una luce che illumina la strada che ancora dobbiamo percorrere. È uno dei fondamentali della vita che dobbiamo continuamente allenare. Poi, mi hai sempre colpito per la tua disponibilità; trovavi un modo per ascoltare l’altro ed accomodare la sua richiesta di aiuto. Per stare insieme, in campo, a scuola, a casa, bisogna dire sì . La disponibilità di dare agli altri il bene più prezioso che possediamo, il tempo, è il dono più grande che possiamo fare. Ricordo che non appena hai avuto la patente, quando eri qui da noi a Roma, portavi in giro i ragazzi più piccoli o chi non sapeva ancora guidare con la macchina della squadra. Non c’è stato un ruolo che in partita o allenamento non sei stato disposto a ricoprire se c’è n’era bisogno, e l’hai fatto con il sorriso sulle labbra. Un’altra grande eredità che mi lasci è l’abbandono con cui hai abbracciato la tua passione: All In, come dicono oltreoceano. Il coraggio di praticare una disciplina difficile, di andare a Roma da solo, appena maggiorenne, non conoscendo nessuno ma sicuro delle tue qualità, quelle atletiche, ma, soprattutto, quelle umane; la forza di ritagliarti un ruolo da protagonista nei nostri cuori e sul terreno da gioco, conquistando il titolo di Campione D’Italia U21, per poi riportare a casa queste esperienze, al servizio degli Elephants, con i quali hai vinto tantissimo. Ti ho incontrato praticamente ovunque c’era football da praticare; tante volte sei spuntato all’improvviso, alle cene, agli allenamenti, alle partite; quante volte mi hai sorpreso: “Pure qui stai? Giochi anche a flag, a Roma e a Palermo!” E poi a Grosseto, quando ci siamo visti per l’ultima volta, in veste di allenatore degli U15 di Catania. L’abbandono che hai sempre dimostrato è una dote che mi appartiene, che in questi decenni mi ha permesso di fare cose che non avrei mai immaginato, che vorrei i giovani provassero, un po’ alla volta, per scoprire tutto quello di cui sono capaci. Caro Francesco, quando penso al motivo per cui sono in questo ambiente, è perché mi dà l’opportunità di conoscere giovani come te. Nella tragedia, la tua essenza rimane fra noi ed è un memento che ci accompagnerà sempre. Ti abbraccio, tra le lacrime, accennando un sorriso.
Fabrizio